From An Anthology of Italian Poems 13th-19th Century selected and translated by Lorna de’ Lucchi, Alfred A. Knopf, New York; 1922; pp. 112-116, 352.
[For purists, the Italian text of the poems follows the English translation.]
IACOPO SANNAZARO, born in Naples; entered the service of the Duke of Calabria, and later that of King Frederick of Naples. He wrote a number of sonnets and canzoni, also the pastoral Arcadia and letters; in Latin: Piscatory Eclogues, Elegies, Epigrams, and a poem, De Partu Virginis.
[For a near-contemporary's assessment of his worth, see Jacopo Sannazaro, by Paolo Giovio, in An Italian Portrait Gallery, translated by F. A. Gragg, on this site. — Elf.Ed.]
POEMS
[113]ALMA beata e bella,
che da’ ligami sciolta
nuda salisti nei superni chiostri,
ove con la tua stella
ti godi insieme acolta;
et lieta ivi, schernendo i pensier nostri,
quasi un bel sol ti mostri
tra li più chiari spirti,
et sotto le tue piante
vedi le stelle erranti;
et tra pure fontane et sacri mirti
pasci celesti greggi,
et le mundane cure indi dispreggi.
Altri monti, altri piani.
altri boschetti et rivi
vedi nel cielo, et più novelli fiori,
altri Fauni et Silvani
per luoghi dolci estivi
seguir le ninfe in più felici amori.
Tal fra suavi odori
dolce cantando all’ ombra
tra Dafni e Melibeo
siede il nostro Androgéo,
et di vaga dolcezza il cielo ingombra,
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temprando gli elementi
col suon di novi inusitati accenti.
Quale la vite a l’ olmo,
et agli armenti il toro,
et l’ ondeggianti biade ai lieti campi,
tale la gloria e ’l colmo
fostù del nostro coro.
Ahi cruda morte, et chi fia che ne scampi,
se con tue fiamme avvampi
le più elevate cime?
chi vedrà mai nel mondo
pastor tanto giocondo,
che cantando fra noi sì dolci rime
sparga il bosco di fronde,
et di bei rami induca ombra su l’ onde?
Pianser le sante dive
la tua spietata morte;
i fiumi il sanno e le spelunch’ e i faggi:
pianser le verde rive,
l’ erbe pallide et smorte,
e ’l sol più giorni non mostrò suo’ raggi,
nè gli animal selvaggi
usciro in algun prato,
nè greggi andâr per monti
nè gustâro erbe o fonti:
tanto dolse ad ciascun l’ acerbo fato,
tal che al chiaro et al fosco
“Androgéo, Androgéo” sonava il bosco
Dunche fresche corone
a la tua sacra tomba
et voti di bifolci ognor vedrai,
tal che in ogni stagione,
quasi nuova colomba,
per bocche de’ pastor volando andrai;
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nè verrà tempo mai
che ’l tuo bel nome extingua,
mentre serpenti in dumi
saranno et pesci in fiumi.
Nè sol vivrai nella mia stanca lingua,
ma, per pastor diversi,
in mille altre sampogne et mille versi.
Se spirto algun d’amor vive fra voi,
quercie frondose et folte,
fate ombra alle quïete ossa sepolte.